Una storia come tante. Una storia comune. una storia di quelle da raccontare, perché è una storia vera.
“Hai in mente le piramidi Azteche? Fatte a scalini, interminabili, lunghe. Ecco, mi sembra di essere su quegli scalini: mi arrampico, è faticoso, non so cosa troverò sul gradino successivo, in cima. Ma porcamiserialadrainfame, non so nemmeno se arriverò in cima e sicuramente voglio fare altri gradini e quei gradini, porcamiseria un’altra volta, gli Aztechi non li hanno costruiti a mia misura, devo sempre aggiustarli!
Anche la tua coperta, devo sempre aggiustarla, e quando allargo le braccia, mi dà fastidio, mi impedisce i movimenti e sono costretto a fare casino per averne un po’
Ti bacio lievemente sulla bocca, come un soffio o mi sbaglio ed è un libeccio?
Folco”
Nessuno dei due aveva legami sentimentali, erano liberi come l’aria, non avevano impegni di coppia.
Ognuno dei due ormai aveva una vita ben definita, vivevano un’età ormai consolidata, ricca anche di esperienze negativa (o forse soprattutto?) e questo gioco dava loro la sensazione di poter scrollarsi anche fosse solo per il tempo di dieci secondi o di dieci minuti, il mondo alle spalle, con tutte le responsabilità e tutti i ruoli che ognuno dei due aveva.
Un gioco, dunque, altro non era e non era stato, ma intenso di sensazioni e di sentimenti, questo sì e proprio in quanto tale, tutti gli altri impegni avevano la precedenza su questo.
Sembrava con questo gioco che si volessero dare una seconda possibilità, ecco.
E negli ultimi tempi era veramente diventato difficile incontrarsi.
“No, non mi hai fatto per niente casino, ti ho già detto che hai una notevole capacità di esprimerti benché tu non lo creda. E guarda che non è facile per gli uomini, credimi.
Non volevo rimproverarti perché non mi scrivi, era un modo scherzoso di prendere contatto e, se non vieni, beh, buonanotte, buonanotte Folco e felice giornata
Elise”
cercare e trovare con l’intuizione, talvolta, che cosa facesse l’altro nei vari momenti della giornata e scoprire chi era il vincente: divertimento e trastullo assoluto. Leggerezza.
“Grrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrore 15,30 libreria
Arcodamore: Andrea De Carlo
Il talento del dolore: Andrei Miller
Ti odio quando intuisci che cosa sto facendo!Quanto stai a rientrare? Finisci di fare le faccende?
Folco”
Si, bella attaccatura, sì”
Pura e semplice amicizia? Mmmmm, no.Amore? Mmmmmm, ni, ma l’amore implica anche desiderio di assidua e costante frequentazione fisica e anche urgenza passionale. C’è necessità di definire un rapporto? “Questo” rapporto:
“ma sai da quanto tempo siamo al telefono? Tre quarti d’ora!!!!
Ma se sei stato tu che hai cominciato a parlare di questo e quel libro!
Sì, vabbè e allora chi è che ha detto che questa è la stagione giusta per visitare le campagne senesi perché i colori si esaltano?
E l’abbazia di S.Galgano? chi l’ha rammentata?
Senti, mi va bene di parlare di qualsiasi cosa, basta che mi sposti il pensiero dal lavoro, oggi è stata veramente una giornata massacrante!”
“eeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee non ridere quando ti parlo al telefono, divieni troppo………
Comunque sei: stronzina
Ed io: ti strozzo
Folco
P.S. … sei proprio una donna taglientina”
non ho ben interpretato quello sguardo
Ma che dici? ahahahaha siamo al telefono!
Elise, piantala di ridere, mi fai il solletico all’orecchio!
Sonora e squillante la risata di Elise: l’esempio di come a volte la descrizione dei gesti che l’uno avrebbe voluto dimostrare o far vedere all’altro s’insinuava nei pensieri fino a farsi sentire una pungente esigenza.
“Non so spiegare bene cosa voglio dire, ma è bellissimo sentire una persona così profondamente.
Bene, vuoi che finisca quella frase, semplice, ho una grande voglia di accarezzarti, è più forte di me, il contatto epidermico dice e lascia molte cose, è un messaggio molto importante.
Sì, mi piace tenere le mani tra i capelli
Folco
(non dirlo in giro, ma le casiniste sono la categoria che più adoro: sono vere!)
Alza le coperte fino in cima alla testa, ma fai che siano una tenda.
La parte femminile di Folco, quella più sensibile fu rapidissima: dopo aver visto Elise, dopo averle parlato aveva suonato il campanello d’allarme: staccarsi, era necessario prendere distanza; la parte maschile stava spingendo invece per il prossimo incontro: ci sarebbe stato da “recuperare”.
Il sentimento stava crescendo, perché quella che lui aveva davanti era una donna, forse non attraente, non affascinante, ma complicata e dannatamente ed ingenuamente sincera: una donna con la quale si stava convincendo che sarebbe valsa la pena, a quest’età, di poter condividere il sogno della vita, anche per un breve periodo.
Due, tre, quattro incontri settimanali, rapidi ma non indolori, e allora si doveva ricorrere alla scusa più ovvia, gli impegni di lavoro.
Con sofferenza aveva cercato di rintuzzare il pensiero di Elise, cercando di far fare lo stesso anche a lei.
“Sta’ con i tuoi figli, le aveva detto alla fine, io non l’ho fatto per solo un periodo della mia vita ed è quello che non riuscirò mai a perdonarmi.”
Le scuse poi sono diventate varie: il sopravvenire di una situazione difficile nel lavoro, problemi finanziari che lo avrebbero portato ad inevitabili sacrifici, ma Elise non riusciva ad arrendersi, quei rapidi messaggi, rappresentavano energia per riconquistare il buonumore durante la giornata.
La corsa fino a casa, il rapido salire fino al piano del suo appartamento la pungolavano di piacere fino al raggiungimento della gioia al momento della lettura di brevi messaggi, scherzosi o no. Non riusciva a capire perciò quell’allontanamento: – Non gli ho chiesto niente – si ripeteva – non è amore il nostro, e allora perché mi allontana in questo modo? – E poi… se anche fosse amore? Bugiardo? Mi ha nascosto qualcosa? –
Il fatto che fosse una donna non bella, l’aveva preoccupata non poco, sin dall’inizio, ma anche lui, d’altra parte, non era un adone. – No, si diceva convinta Elise – l’immagine non c’entra nulla –
E allora ecco che tornava la necessità di categorizzare il rapporto: la loro sintonia era nelle idee, nei pensieri, nelle cose che amavano entrambi, nelle esperienze comuni vissute separatamente e a distanza che comunque contrassegnavano la loro vita, non c’era mai stato un rapporto fisico completo, non perlomeno “in quel senso”: era un rapporto interiore e intellettuale.
“In realtà le nostre chiacchierate sono una cosa realmente sghimbescia. Credo però che siano così perché è come se ci conoscessimo da sempre, per questo possiamo scherzare su tutto, come se ci fosse un retroterra di sensazioni,esperienze, conoscenze, intimità da cui attingiamo in continuazione e che crea sintonia.
In realtà il nostro modo di comunicare (che comincia ad andare sempre più stretto) assomiglia più ad un viaggio, in cui cambiano paesaggi, clima, umori, ma in cui siamo fisicamente vicini e dove i messaggi si trasmettono per molteplici vie.
Vedi, è impossibile per me poter andare oltre a ciò che mi scrivi, ma sento dentro di me una tensione, una vibrazione molto forte, non a caso ho usato l’immagine dell’elastico.
E’ come se tutti i tuoi sensi fossero tesi, pronti a scattare, percepire.
Elise, in questo momento non riesco ad immaginarti in situazioni statiche, ma solo dinamiche.
Porcamiserialadra, è difficilissimo trasporre per scritto le sensazioni e si rischia anche di dire delle sciocchezze.
Elise ho voglia di sentire la tua fisicità, la tua concretezza, è un vuoto che sento la necessità di riempire. Veramente.
Bene, adesso sono io che mi sono scoperto, come dici tu.
Credo che ci risentiremo nel pomeriggio, aspetto che tu finisca quello che volevi dirmi.
Lo sai che………
Passandoti una mano tra i capelli ti bacio
Folco”
Perché allora? – Non capisco – un punto interrogativo nella sua testa, ma alla fine aveva accettato, così come aveva sempre accettato tutto nella sua vita, nel pieno rispetto delle decisioni altrui sempre, e le era pesato oh! Come le era pesato!
Aveva descritto inizialmente, e proprio a lui, il suo stato, ma adesso addirittura quell’essere obbligata a non scriversi più! era come se gli avessero tolto l’ossigeno, come se le mancasse l’aria.
Mai e poi mai, si era sentita come con lui, libera di esprimere se stessa ed i suoi pensieri, mai le era capitato di essere sul punto di togliere la corazza che ormai a questo punto era aperta e lasciava mostrare ciò che custodiva. Dall’altra parte si era mostrata così com’era perché aveva iniziato a fidarsi.
“Elise, vorrei correre assieme, le braccia le ho sulle tue spalle
Folco”
(segue)
Ilidia Comparini – La strega vera