2: Nonno Gaetano. L’amore
Considerata la mia condizione di “nanitudine”, essendo bambina, Nonno Gaetano appariva enorme, così me lo presenta il ricordo di quand’ero piccola, con un naso particolarmente pronunciato e “gobbuto” che, a detta sua, era il “timbro di famiglia”.
Eh già! Si notava bene la differenza di corporatura fra i due: lui, alto imponente, con la schiena dritta come un fuso e con lo sguardo fermo che sembrava voler dire di possedere la ricetta del buon vivere nel mondo; lei, invece, di piccola statura, sembrava indifesa, bisognosa di protezione ma, al contrario, dimostrava spesso, proprio al suo uomo, un carattere fermo e determinato
Gaetano, che “del mare è buono tutto, anche uno scoglio bollito”, se l’era presa come seconda moglie dopo che, vedovo, era giunto in questa cittadina dalle campagne circostanti, portandosi appresso la madre e una figlia, nata dal precedente matrimonio.
Era arrivato col barroccio dall’entroterra, dalla città “rivale” ma, sebbene di origini campagnole, amava il salmastro della città che lo ospitava.
Anche Amelia era rimasta sola dopo la morte del marito, con una figlia avuta in età giovanissima, 15 anni.
I due si sposarono.
Verrebbe da credere che sia stata una sistemazione, ma le fitte gravidanze sbugiardano questo pensiero: otto figli vivi ed altri, purtroppo morti, una gravidanza ogni due anni.
Era amore.

Una bottega di frutta e verdura rappresentava la loro fonte di reddito, Gaetano e la madre la portavano avanti.
Amelia, per aiutare l’economia della famiglia, che si stava ingrandendo, si dava da fare in ogni modo, lei la rinomata “cucitrice di bianco”, a cui le signore si rivolgevano per “rifinire” i corredi.
Ilidia Comparini – La strega vera