Pubblicato in: Pensieri

Sfogo vacanziero

Vacanze.

Le vacanze son facili.

Le vacanze devono essere vacanze.

Le vacanze dopo un periodo molto difficile e molto lungo.

Moti interiori ancora scossi, non ancora liberi dalla prigione delle sofferenze, appesantiti da loop lavorativi intensi, complessi, pesanti e che non accennano a mollare la morsa sul collo.

Sparisco.

Con i miei affetti autentici, in luoghi geograficamente diversi: mare poi montagna, ospite di cari amici che non frequentavo da tempo.

Sparisco.

Mi cercano.

Clienti insofferenti, parenti e affini.

Mi cercano anche altri: amici da cui, forse, sono scappata.

Appariró agli altri insofferente, sfuggente ed egoista. Mi cercano perché ho sempre reso disponibile il mio pensiero e la mia presenza.E in questo momento che di facile, per me, ha solo l’apparenza, non vorrei essere trovata. Vorrei invece urlare ad una finestra di questo mondo: C’è qualcuno che si fa gli stracci suoi? Non mi distraete.Sto cercando di imparare a volermi tanto bene.

Ilidia Comparini – La strega vera

Pubblicato in: Pensieri, Racconti

Folco ed Elise – personaggi capitàti (3)

Elise si era mostrata a lui senza forzature, non aveva voglia di riagganciare la corazza, di coprire tutto ora che le era stata regalata la possibilità di stare così bene.
Adesso il gioco era finito e lei si sentiva inerme, indifesa e colpita.
Aveva tentato di resistere, sì l’aveva fatto e figuriamoci! Ariete ascendente Capricorno: carattere testardo e caparbio, ma visto che dall’altra parte c’era stata una pari caparbietà nel mantenere il distacco, si era adeguata.

“Cercherò, Folco, di non scriverti più, di non cercarti più, di non darti più noia, e lo farò con grande con sofferenza, perché sei per me una persona importante, molto. Fa’ attenzione: una persona, non un uomo, non leggere fra le righe, e lo dico sorridendo e aggiungendo, sempre con il sorriso, che non voglio colpire la tua vanità di uomo.
Non ho preso questa decisione per attirare la tua attenzione per essere poi commiserata e per costringerti a dirmi di scriverti di nuovo, tornerò ad offrirti le mie parole solo e se mi assicurerai che le vorrai, solo se avrò percezione che ne avrai effettivamente bisogno, come un tempo fu.
Conosci il mio orgoglio: Folco, e no, non lo faccio nemmeno per questo.
Ti confesso che in fondo non mi interessa più nemmeno scoprire che cosa questaggeggio mi dà e/o che cosa mi ha dato e quello che potrebbe darmi ancora: sono molto lucida e so che questaggeggio, che è ancora neonato, ha saputo darmi cose di un’intensità unica, sensazioni, emozioni, ironie, scambi, idee, pensieri che mi hanno riempito, senza falsità.
Ho riscoperto tramite questaggeggio una me stessa che credevo non esistesse più.
Parlo al passato, non esiste un presente da vivere che avrebbe potuto offrire, riempire e prenotare un futuro.
Ti voglio bene, davvero, Folco
Ciao
Elise”

Poi, quella notte, all’improvviso, la decisione ed il messaggio telefonico.
Elise voleva sapere, doveva, ancora una volta, guardarlo negli occhi con i quali aveva flirtato, sui quali tante volte aveva fatto volare il bacio della buonanotte.

“Sai… mi sono pentita di quello che avevo scritto subito dopo aver mandato l’e-mail, soprattutto per lo slancio con cui ho scritto e per il contenuto. Non sono certa che si avverta leggendo, ma, tu sai come sono, quello era il mio pensiero e quell’antipatico del mio rigore morale mi ha obbligato a comunicartelo.
Vedi, Folco, la voglia di rivederti non è una cosa che mi fa stare male, come può succedere a qualcuno, no, anzi, il pensiero di poter scegliere se farlo mi rassicura, mi tranquillizza, avverto come un desiderio di ritardare il momento per gustarne ancora di più il pensiero divertito.
È un po’ come quando hai davanti una pietanza che ti piace e ti serbi l’ultimo boccone perché ti rimanga il buon sapore in bocca, non a caso ho parlato della ciliegina, ma non fraintendere, non fraintendere più di tanto perlomeno.
Mi fai fare una risata? Ahahahhahahahahah!
Vorrei però fosse un normale venerdì, come i passati.
Io t’aspetto
Elise”

La prima volta aveva regalato ad entrambi l’occasione di guardarsi dritti negli occhi, mentre percorrevano la via verso quel treno che avrebbe riportato Elise a casa; Folco aveva trovato il coraggio di prenderle il viso fra le sue mani e di guardarla fisso negli occhi, lo aveva fatto accompagnando quel gesto con parole rassicuranti poiché quello, in definitiva, era ciò che voleva farle capire..

Insomma – aveva mormorato fra la gente che passava oltre non senza gettare uno sguardo incuriosito – Vuoi stare tranquilla eh? Nessuno ti corre dietro! Vivi il tuo tempo! –

Gli occhi celeste ceruleo di lui si erano fissati negli occhi castani non tanto grandi di Elise che al momento non aveva ben compreso e, impaurita, era arretrata fin dove aveva potuto, appoggiandosi contro le barriere d’acciaio anti-attraversamento del marciapiede.
Si erano cercati, si erano scrutati nel profondo, con un desiderio urgente di trovare proprio lì quell’intimità di pensieri che ognuno di noi aveva percepito solo con le parole, senza l’ausilio di tutti gli altri sensi.
Folco aveva letto la paura negli occhi di Elise e aveva capito l’onestà e la lealtà della donna:

Cara, amorevole, Elise –

Una storia d’amore normale, diciamo di quelle “da film”, avrebbe voluto che ci fosse un bacio lungo e appassionato a suggello di quanto detto, non fu così, si ricomposero nella veste della razionalità, riprendendo a camminare.
Quel pensiero rimase nella mente di Folco per tutto il tragitto quando, una volta separati, ognuno di ritorno verso la propria casa, si erano ancora risentiti attraverso il cellulare, e più di una volta, sembrava non riuscissero a staccarsi.
Quel “bueno” lasciato cadere lungo i fili dell’etere si era caricato di un importante significato per entrambi.

Folco ora ascolta il messaggio, era tardi, cavolo, le due di notte, perché Elise era così ostinata? Dovevano chiudere il loro dialogo, e cavolo, adesso si comportava come un’adolescente capricciosa.
Quante volte si era interrogato Folco sulla sua voglia di perdita di libertà: non poteva e non voleva farle del male. Era amore? Passione? Sesso? Non se lo sapeva spiegare, non sapeva trovare un sostantivo che potesse indicare a trecentosessantagradi quei loro atteggiamenti.
Di una cosa era però certo: aveva paura, ecco! Questo se lo era alfine confessato. E ora, porcamiseria, non era nemmeno più in tempo a rimandare o a spostare quell’appuntamento avvertendola.
Un altro flash-back nella mente di Folco.
“Notte, notte fonda, sono le tre e sono senza sigarette, piove e sono senza ombrello, devo fare una trentina di chilometri per tornare a casa e l’unico segno di vita del mondo è quella signora buffa che mi sta prendendo in giro perché sono senza sigarette e che mi attira tanto, che mi sembra interessante, perché contraddittoria, complessa, complicata”
Un altro sorriso solca adesso la bocca di Folco che sale in macchina e si avvia verso casa senza ancora aver preso una decisione.

Elise, dal canto suo, invece, con il coraggio che solo le donne hanno, è pronta ad affrontare la situazione, qualunque risultato possa venirne fuori, ha organizzato dunque tutto il necessario affinché nessuno possa risentire della sua assenza ed anzi avverte che probabilmente starà fuori anche a pranzo.
L’intenzione era quella di vivere fino in fondo quella giornata che avrebbe potuto rovesciare gli eventi e diventare una di quelle luminose.
Attenta Elise – si dice – potrebbe anche annebbiarti del tutto o annebbiarti tutto –
Sì, il rischio è grosso, ma è convinta che forse in vita sua ha rischiato poco ed ora, a quarant’anni suonati, era l’ora di cominciare a farlo: Folco vale questo ed altro, sia che le si dimostri amico sia che diventi per lei un/il grande amore, perché ancora Le rimbalzavano nella mente le parole lette dopo il primo incontro:

Elise
miseria, mi manchi, lo so, lo so, i sabati non finiscono mai, ma mi sarebbe piaciuto un mondo poterti sentire veramente. Non fraintendermi, ma anche la fisicità, l’espressività fa parte dei sentimenti, della conoscenza, ed ora, ecco, questo modo di comunicare mi sembra obsoleto, inadeguato. Non uso la parola parziale perché sai benissimo quale significato do quando te ne parlo, sono un po’ complicato, ma anche le parole hanno dei riti, dei significati sublimali che cambiano valenza rispetto alla persona verso cui li indirizzi.
A costo di sembrarti poco rispettoso, devo dirti quello che ho sempre sentito di te: conosco il tuo brutto momento, conosco molte delle tue difficoltà, ma ho sempre percepito uno spazio vitale molto intenso, una voglia di vivere elettrica, i tuoi sensi sono tutti vigili, pronti. Anche la tua vitalità intellettuale non è freddo raziocinio, ricordi ossificati, no, hai una presenza sempre attiva, sì Elise, sei un elastico, pronto a tendersi ed a riposare, ma permane il tuo modo di esprimerti, sei così.
Tu sei una donna razionale, ma oggi non lo sei stata nell’organizzazione; questo mi spiace materialmente (e mi fa anche incazzare) ma mi piace da morire per ciò che hai dimostrato di te stessa!
Elise, ti sei, possiamo dire, seguita, ascoltata e anche messa a confronto e in discussione, ma credo benissimo di sentire che lo fai partendo da un punto di debolezza o di subalternità, ma con la consapevolezza piena che puoi dirigere e governare. È strano, mi riviene da dirti che non hai paura di sentirti felice e credimi, non sono tanto presuntuoso da mettermi in primo piano. Non è questo che conta.
Sono felice, sì, incazzato nero, un po’ malinconico, ma non riesco a non sentirmi felice.
Ora basta, vedi, quello che avrei voluto dire a voce, mi sforzo di farlo così e non ci riesco.
Perché? Ma perché?
Devo dirtelo! No, lasciamo perdere è meglio!
Certo, comunque poteva succedere solo a me! Ma porcamiserialadra!
Come finisco ora? Tutto quello che dico, mi sembra ……
Mi piace il calore del tuo corpo
Folco”
Sei un’adorabile strega! –“

Strega?!?!? Ah sì! Per via del naso un po’ invadente, ma non è bitorzoluto e poi non uso la scopa per spostarmi!!!! Mi devo offendere?!?!?!
Elise, la strega è la donna libera, sensibile, affascinante ed originale

(segue)

Ilidia Comparini – La strega vera